Nella storia del rugby parabiaghese l’ultima domenica del mese di maggio rappresenta una giornata stregata perché sfuma, per il secondo anno consecutivo, il sogno del ritorno in serie A da parte del “Para”, nomignolo che gli appassionati locali della palla ovale hanno attribuito al “quindici” della città della calzatura.
Un esilio che ormai ha abbondantemente superato il mezzo secolo e che potrebbe inanellare ulteriori primavere, perché perdere consecutivamente due finali di play off comporta contraccolpi che lasceranno il segno sulle scelte future della società.
Al “Venegoni–Marazzini”, ricolmo di gente all’inverosimile nonostante l’incessante pioggia caduta per quasi tutta la partita, i padroni di casa non hanno saputo “ribaltare” la sconfitta di sette giorni prima, patita a Pesaro (22 a 19 per i marchigiani) contro avversari che – nei 160 minuti complessivamente disputati – hanno dimostrato di essere superiori nelle mischie, nonché autori di trame di gioco più efficaci.
È finita 15 a 13 per i milanesi ai quali deve essere riconosciuto di essersi spesi senza riserve: servivano, però, altri due punti per scippare la promozione agli avversari, ma, se così fosse stato, la squadra pesarese se si sarebbe sentita ingiustamente derubata (il sorpasso è avvenuto solo nel secondo tempo).
Parabiago e Pesaro non si erano mai affrontate in precedenza e questo fattore, in generale, incide nella finale di play off, perché virtù e debolezze della squadra contendente vanno conosciuti nel più breve tempo possibile per poter prendere le cosiddette misure (ne sanno qualcosa proprio i milanesi che alla fine del primo tempo, nella gara di andata, erano sotto per 16 a 0!).
Il manto erboso del piccolo stadio di via Carso, a causa delle copiose piogge cadute a più riprese già prima della gara, ha messo quasi a repentaglio la propria praticabilità, per cui talune azioni della gara sono state spettacolarizzate da spruzzi di acqua che sembravano provenienti da ugelli nascosti nel terreno.
Le tifoserie presenti sugli spalti ed oltre la recinzione (discretamente numerosa la presenza di supporter provenienti dalle Marche) hanno incitato i propri beniamini con intensità e correttezza, riconfermando come il rugby sia sport più maturo di altri, cosicché – quando l’arbitro ha sentenziato la fine delle ostilità – cori ed applausi si sono levati in cielo per ringraziare tutti gli atleti, mentre sul campo i colori rosso-blu (Parabiago) e giallo-rosso (Pesaro) si sono mescolati in un leale abbraccio: scene immortalate dai cellulari che hanno presto fatto il giro negli ambienti della città e in quelli animati dall’amore per il gioco del rugby.
[Olindo Garavaglia]