Arrivo ore 13.30.
Il Campanaro ci attende agguerrito.
Contrariamente ai pensieri negativi che non davano presenti 2 astanti oltre a noi, il ristornate è pieno.
Tavolo Genoni.
Ci sediamo.
Fuori continua a piovere.
Arrivo ore 13.30.
Il Campanaro ci attende agguerrito.
Contrariamente ai pensieri negativi che non davano presenti 2 astanti oltre a noi, il ristornate è pieno.
Tavolo Genoni.
Ci sediamo.
Fuori continua a piovere.
Dentro, al calduccio e gambe sotto al tavolo, iniziamo il nostro personalissimo test-match.
Nemmeno il tempo di ordinare e due cestini pieni di grissini e pane sono costretti alla sostituzione.
La scelta del vino spetta al capo-tavola, l’infortunato Genoni, che alla terza parola infila la prima figura di merda. “Prendiamo questo che è della zona”. Il ristoratore lo corregge. Genoni incassa.
Arriva un Nebbiolo di livello. Non sarà l’unica bottiglia della mangiata.
La scelta degli antipasti è come una chiamata in touché. Pre-ordinata. Solita. Vincente. “Un po’ di tutto”.
Arrivano un vitello tonnato con una salsa senza maionese deliziosa. Una tartare ottima. Una frittatina con erba cipollina alla quale si aggiungono salsa verde, peperoni e insalata russa. Il vino continua a scendere nei gargarozzi assetati dei 4. Non del quinto. Stefano Goodman Buonomo non può bere. Non sa cosa si perde.
Al tavolo a fianco una famiglia festeggia i 50 anni di qualcosa.
Il ristorante ci interroga nuovamente. “Andiamo su un secondo o stiamo sui primi?”
Genoni tace. Onde evitare ulteriori figure di merda.
Carlone, al rientro, è indeciso.
Agresta scalda i motori. Molla lo segue. 4 agnolotti con ripiene di 3 carni diverse. Senza Burro, senza salvia dice l’oste. Per non compromettere i sapori. Tutti lo assecondano. Alla prima forchettata, tutti inondano il piatto di olio e parmigiano.
Il sapore è ottimo. Genoni si gusta i suoi agnolotti con ripieno d’asino e burro e salvia. L’Agresta ne insidia il piatto con occhiali leggermente appannati in viso. Genoni resiste.
Arriva un altro Nebbiolo.
Così come altri cestini di pane.
Finisce il primo tempo.
Il secondo inizia col botto. Niente secondi. Solo, si fa per dire, un dolcetto.
Genoni e Molla optano per una crostata ai frutti di bosco. L’Agre vira su una crostata di fichi.
Carlone e Buonomo guardano. Caffè.
Genoni va per un Moscato d’Asti, questo sì della zona, e riscatta la figura di merda in precedenza compiuta.
L’Agresta chiede una grappa secca. Carlone una morbida che, ahinoi, si rivelerà fatale per il fiato del suddetto durante la partita di rugby vissuta dagli spalti e nel viaggio in macchina di ritorno dove il Carlone rischia più volte l’amputazione dell’apparato respiratorio.
Molla degusta una Sambuca. Buonomo, mal per lui, guarda.
Il proprietario, alla richiesta dell’ammazacaffè, fa il signore lasciando le 3 bottiglie intere sul tavolo. Completamente a nostra disposizione.
In altri tempi le avremmo finite in un amen. Ma oggi la qualità supera la quantità. Bicchieri pieni. Ma niente esagerazione.
E’ il tempo di pagare. Il prezzo è onesto. Le pance piene. Il morale delle truppe è alto. E non verrà scalfito né dalla pioggia battente né dall’assurda richiesta di pagamento del biglietto di ingresso allo stadio (5 Euro).
Asti 16 – Parabiago 18, con la meta nel finale di Baudo completa una bella giornata.
Da Asti, per www.rugbyparabiago.com, Famelico Molla.